Welcome to our website !

Diario di un'exchange student

"ciò che si perde sarà sempre molto meno di ciò che si avrà guadagnato"

57 • Western day

By 00:29

Ieri era il Western day alla Bushland High School. 

Io, che non vedevo l'ora di venire in America anche solo per vestirmi in modo strano a scuola, ovviamente mi sono vestita e ho convinto tutte le mie amiche a farlo. 


Ma avvolgiamo il nastro e torniamo un po' indietro, perché non è così che ho iniziato la giornata.

Sveglia alle 6 di mattina come ogni venerdì, cerco a tastoni il telefono per accendere il flash e farmi un minimo di luce, mi alzo cercando di non far rumore e inciampo in qualche vestito che Lexi ha lasciato in terra, mi vesto in fretta perché ho solo un quarto d'ora di tempo, prendo una felpa perché sono sicura che fuori si geli. 
La mia hostmum mi accompagna a scuola, tra il buio e il silenzio delle casette di Bushland, i conigli che saltano in mezzo alla strada, i cavalli affacciati dai loro recinti. 
Anche la scuola è ancora buia, eccetto per un lampione all'entrata del campo di Football. 
Alle 6.30 spaccate siamo tutti lì, seduti in terra, tremanti per il freddo, ciechi per il buio, quando coach Ufford ci dice di fare dei giri del campo per riscaldarci. 
Noi ragazze giriamo sempre prima della fine, tanto è buio, nessuno ci vede. Saltiamo quando vediamo i lampi in lontananza, cerchiamo di stare verso l'interno delle curve per tagliare il più possibile. 
I ragazzi si divertono a saltare le linee del campo, a lanciarsi (letteralmente) sopra di noi quando ci scontriamo e a gareggiare per vedere chi finisce prima. 
Dopo il riscaldamento il solito stretching di tutti i giorni e poi ancora corsa, corsa e corsa. 
L'allenamento del venerdì mattina alla fin fine non è nemmeno così male: il coach non vuole che ci si stanchi troppo prima dei meets del sabato. 
7.15. Lexi mi aspetta nel parcheggio col suo pick-up bianco. Sfreccio sotto la doccia appena arriviamo a casa.

Per fortuna ieri sapevo già cosa mettere: jeans, camicia a quadri, fazzoletto al collo, pistola di legno infilata dentro ai pantaloni, stivali da cowgirl. 
Con i capelli ancora mezzi bagnati mi faccio due trecce e indosso il cappello.
Lexi mi dice che faccio ridere, ma sembro comunque una vera cowgirl. 
20 minuti scarsi di tempo per prepararmi e già ripartiamo verso la scuola, cariche di roba tra zaino, packetlunch e cestini con snack per i "nostri" giocatori di football. 

Quando entriamo a scuola sembra di essere nel far west: gente con cappelli enormi, cinturoni e stivali di ogni tipo. 
La prima cosa che faccio quando entro nella mia prima classe è salutare con un bel "HOWDY YALL", cosa che fa scoppiare tutti a ridere a causa del mio accento italiano. 
Chi mi incrocia per i corridoi mi sorride e mi fa i complimenti, dicendo che sembro davvero texana. 
Sparo elastici con la mia finta pistola a destra e manca, dico "howdy" a gente a caso.



Alla 4^ ora la banda inizia a suonare per i corridoi, seguendo le cheerleader che per l'occasione indossano stivali e camice sopra le loro divise: tutti diretti verso la palestra, che per il tema del giorno è addobbata con cactus di cartone. 
Torniamo nelle classi dopo vari balli delle cheerleader, una gioco in cui la gente doveva colpire palloncini con le scope, una fantastica scena in cui la mascot sfida un cowboy (ve la metto in un video perché non so come spiegare quello che voglio dire in italiano ahaha), l'inno degli Stati Uniti e la canzone della scuola, della quale ho finalmente trovato le parole: 

"Bushland Falcons we love you
to you we'll be loyal, brave and true
bringing to you all honor and fame
to glorify forever your name
black and gold we love the best
within our hearts will be the test
Bushland Falcons to victory
Falcons will always win!"

Ho ballato anche Cotton eye Joe vestita da cowgirl e a braccetto con una vera cowgirl: mi sono divertita troppo al pep rally di ieri. 


Dopo scuola Xulia, una ragazza spagnola, è venuta a casa con me perché dovevamo fare un progetto per US History. 
Proprio come nei film: dobbiamo costruire il modello di un'invenzione fatta da noi, che ovviamente non deve funzionare. 
Il nostro sarà uno spartito che gira da solo quando uno suona. Sì, siamo dei geni.

Per cena ho fatto gli spaghetti al ragù, che mi hanno ricordato troppo il cibo italiano. Mi sono sentita a casa. 
 

Ci siamo rimpinzati di cibo e siamo volati al campo di football per la partita.
Ormai non avevo più stivali e cappello addosso e ogni singola persona che ho incontrato mi ha chiesto dove fossero finiti. 
Barattoli del latte pieni di fagioli scossi senza sosta, bombole del gas suonate con bacchette di legno, megafoni decorati di nero e oro e le cheerleader potevano urlare quanto volevano, ma nessuno sentiva una parola. 

Ad un certo punto la mascot è salita sulle gradinate e mi è venuta accanto. Ci siamo messi a ballare balli assurdi e cantare. Non sono nemmeno sicura di chi sia in realtà, ma è un grande!


Ho perso la voce, abbiamo perso la partita all'ultimo minuto, tirava un vento assurdo ma mi sono divertita troppo. 
Le partite di football non sono solo semplici partite, sono momenti in cui conosci persone, stai con i tuoi amici, canti, mangi cose assurde e soprattutto ti diverti, anche se non hai idea di cosa sta succedendo in campo.

Qui basta poco per divertirsi. A me è bastata una semplice, normale, giornata western. 

You Might Also Like

0 commenti